GRAZIE A TUTTI
07-11-2011 - stagione sportiva 2011-2012
Davide Bertoldo e Senthuran Lingamoorthy
Domenica 6 novembre, tutti i campionati della Regione Liguria sono stati sospesi a causa degli eventi che hanno flagellato tutto il territorio ligure, ma soprattutto la città di Genova che purtroppo conta anche sei vittime. Sono da poco passate le dieci quando il Comune dà il via libera all´intervento dei volontari nelle zone maggiormente colpite dall´alluvione. Con un rapido consulto, utilizzando il social network più famoso, decidiamo di darci appuntamento per le 14.30 davanti al Municipio della Bassa Valbisagno (zona maggiormente colpita) per metterci a disposizione come volontari per la nostra città.
Con Davide Bertoldo e Senthuran Lingamoorthy lasciamo l´auto nei pressi dello stadio Ferraris e a piedi percorriamo Corso Galliera per giungere fino al Municipio dove ci attendono Davide Cerin e Michele Bernardini con un amico. Dopo esserci registrati dal funzionario comunale, chiediamo dove possiamo prestare il nostro aiuto e la risposta che ci viene fornita ci lascia perplessi: "percorrete Corso Sardegna e fermatevi dove volete..."
Appena imbocchiamo il corso, iniziamo a capire il senso della frase pronunciata dal funzionario. La scena che ci si presenta di fronte a distanza di due giorni è apocalittica: un palmo di fango cosparge marciapiedi e carreggiata, a bordo strada cumuli di detriti liberati da negozi e scantinati, auto e moto distrutte. A metà di corso Sardegna incontriamo i colleghi Nicolò Fuccaro, Edoardo Marangoni e Federico Germinale che già da alcune ore stavano lavorando per svuotare un sottostrada dal fango insieme ad un´altra cinquantina di volontari. Per qualche minuto ci fermiamo con loro per capire come poter aiutare e seguendo il loro consiglio ci spostiamo verso la famigerata Via Fereggiano dove certamente c´è più bisogno.
Arriviamo in Piazza Galileo Ferraris dove si congiungono Via Fereggiano con Corso Sardegna e ci sembra di essere in una zona che è stata appena bombardata: decine di auto distrutte, muri abbattuti, saracinesche sventrate, portoni divelti, cumuli di detriti alti più di due metri e migliaia e migliaia di persone che si alternano nel riempire camion, ruspe e secchi di fango.
Per un attimo rimaniamo come disorientati, poi il rumore di un elicottero che vola a bassa quota ci scuote e ci dirigiamo in un piazzale sotto il livello della strada da dove vediamo provenire un frenetico movimento di centinaia di volontari. Nel piazzale lavorano incessantemente almeno trecento persone con il solo ausilio di pale e secchi, svuotando dal fango la decina di esercizi commerciali che si trovavano li. Iniziamo anche noi a spalare fango, una catena umana con pale e tavole di fortuna sposta il fango dall´interno dei negozi al centro del piazzale, dove altre persone in pochi secondi riempiono centinaia di secchi che vengono portati e svuotati a mano su nella piazza. Con il fango che arriva oltre le caviglie lavoriamo per oltre due ore, fin quando il piazzale si trasforma in uno stadio di calcio. Un boato simile a quello della gioia del gol accoglie un camion e l´autospurgo che scendono in soccorso dei trecento "angeli del fango" (come sono stati chiamati i 15000 volontari di Genova). L´arrivo dei mezzi pesanti ha ridato forza a tutti, noi compresi, che abbiamo ripreso con ancora più forza i nostri "lavori". Mentre il camion liberava il piazzale dalla montagna di detriti, alta più di due metri, l´autospurgo veniva "circondata" e li svuotavamo i secchi di fango in continuazione, senza sosta.
Alle 18.30, vista la difficoltà di continuare a lavorare con l´arrivo del buio, lasciamo il piazzale e ci dirigiamo in Via Fereggiano dove il Rio omonimo si innesta sotto la strada e la sua furia non ha risparmiato nulla e nessuno. La via è avvolta in un irreale silenzio. Prima di tornare alla nostra auto, diamo un ultimo sguardo al cielo, e ci incamminiamo sulla via di casa. Incontriamo centinaia di ragazzi come noi che tornano a casa col fango ovunque, i vestiti da buttare, ma con l´orgoglio di aver potuto aiutare, nel nostro piccolo, chi ha perso tutto. Arrivato a casa, scopro tramite Facebook che decine e decine di arbitri erano li nelle vie di Genova a spalare fango per aiutare il prossimo. GRAZIE a TUTTI indistintamente: a chi era nel fango, a chi ha portato the caldo agli sconosciuti, ai colleghi di tutta Italia che ci hanno contattato per darci sostegno, a quelli che ci aiutavano a postare le notizie di pericolo e le informazioni durante l´emergenza, a tutti i presidenti delle Sezioni che in questi giorni ci hanno fatto pervenire la loro solidarietà, ai Dirigenti dell´Associazione Italiana Arbitri per essersi messi a disposizione, GRAZIE A TUTTI I 15000 VOLONTARI DI GENOVA, alle associazioni di tutta Italia.
GRAZIE A TUTTI, orgoglioso di essere uno dei 34000 arbitri italiani.
Con Davide Bertoldo e Senthuran Lingamoorthy lasciamo l´auto nei pressi dello stadio Ferraris e a piedi percorriamo Corso Galliera per giungere fino al Municipio dove ci attendono Davide Cerin e Michele Bernardini con un amico. Dopo esserci registrati dal funzionario comunale, chiediamo dove possiamo prestare il nostro aiuto e la risposta che ci viene fornita ci lascia perplessi: "percorrete Corso Sardegna e fermatevi dove volete..."
Appena imbocchiamo il corso, iniziamo a capire il senso della frase pronunciata dal funzionario. La scena che ci si presenta di fronte a distanza di due giorni è apocalittica: un palmo di fango cosparge marciapiedi e carreggiata, a bordo strada cumuli di detriti liberati da negozi e scantinati, auto e moto distrutte. A metà di corso Sardegna incontriamo i colleghi Nicolò Fuccaro, Edoardo Marangoni e Federico Germinale che già da alcune ore stavano lavorando per svuotare un sottostrada dal fango insieme ad un´altra cinquantina di volontari. Per qualche minuto ci fermiamo con loro per capire come poter aiutare e seguendo il loro consiglio ci spostiamo verso la famigerata Via Fereggiano dove certamente c´è più bisogno.
Arriviamo in Piazza Galileo Ferraris dove si congiungono Via Fereggiano con Corso Sardegna e ci sembra di essere in una zona che è stata appena bombardata: decine di auto distrutte, muri abbattuti, saracinesche sventrate, portoni divelti, cumuli di detriti alti più di due metri e migliaia e migliaia di persone che si alternano nel riempire camion, ruspe e secchi di fango.
Per un attimo rimaniamo come disorientati, poi il rumore di un elicottero che vola a bassa quota ci scuote e ci dirigiamo in un piazzale sotto il livello della strada da dove vediamo provenire un frenetico movimento di centinaia di volontari. Nel piazzale lavorano incessantemente almeno trecento persone con il solo ausilio di pale e secchi, svuotando dal fango la decina di esercizi commerciali che si trovavano li. Iniziamo anche noi a spalare fango, una catena umana con pale e tavole di fortuna sposta il fango dall´interno dei negozi al centro del piazzale, dove altre persone in pochi secondi riempiono centinaia di secchi che vengono portati e svuotati a mano su nella piazza. Con il fango che arriva oltre le caviglie lavoriamo per oltre due ore, fin quando il piazzale si trasforma in uno stadio di calcio. Un boato simile a quello della gioia del gol accoglie un camion e l´autospurgo che scendono in soccorso dei trecento "angeli del fango" (come sono stati chiamati i 15000 volontari di Genova). L´arrivo dei mezzi pesanti ha ridato forza a tutti, noi compresi, che abbiamo ripreso con ancora più forza i nostri "lavori". Mentre il camion liberava il piazzale dalla montagna di detriti, alta più di due metri, l´autospurgo veniva "circondata" e li svuotavamo i secchi di fango in continuazione, senza sosta.
Alle 18.30, vista la difficoltà di continuare a lavorare con l´arrivo del buio, lasciamo il piazzale e ci dirigiamo in Via Fereggiano dove il Rio omonimo si innesta sotto la strada e la sua furia non ha risparmiato nulla e nessuno. La via è avvolta in un irreale silenzio. Prima di tornare alla nostra auto, diamo un ultimo sguardo al cielo, e ci incamminiamo sulla via di casa. Incontriamo centinaia di ragazzi come noi che tornano a casa col fango ovunque, i vestiti da buttare, ma con l´orgoglio di aver potuto aiutare, nel nostro piccolo, chi ha perso tutto. Arrivato a casa, scopro tramite Facebook che decine e decine di arbitri erano li nelle vie di Genova a spalare fango per aiutare il prossimo. GRAZIE a TUTTI indistintamente: a chi era nel fango, a chi ha portato the caldo agli sconosciuti, ai colleghi di tutta Italia che ci hanno contattato per darci sostegno, a quelli che ci aiutavano a postare le notizie di pericolo e le informazioni durante l´emergenza, a tutti i presidenti delle Sezioni che in questi giorni ci hanno fatto pervenire la loro solidarietà, ai Dirigenti dell´Associazione Italiana Arbitri per essersi messi a disposizione, GRAZIE A TUTTI I 15000 VOLONTARI DI GENOVA, alle associazioni di tutta Italia.
GRAZIE A TUTTI, orgoglioso di essere uno dei 34000 arbitri italiani.