MICHELE BERNARDINI ALLA MARATONA DELLA SPIRITUALITA´
24-07-2012 - stagione sportiva 2012-2013
La corsa sulle lunghe distanze è un po´ come l´arbitraggio, necessita infatti di preparazione atletica e di disciplina. Lo ha capito Michele Bernardini, arbitro effettivo della sezione di Genova in forza al Cra Liguria, che ha recentemente preso parte alla mezza
maratona di Gerusalemme. Non si è trattato del suo debutto sulla distanza, la sua prima maratonina l´ha infatti corsa qualche mese
fa nel Lussemburgo. Denominatore comune delle due gare è stata la presenza al suo fianco del padre, appassionato di podismo.
La competizione sportiva, però, è stata paradossalmente solo il contorno di un viaggio in un luogo suggestivo e ricco di significati
storici e religiosi. "Ho da poco compiuto ventidue anni e, nonostante la mia educazione cattolica, non sono particolarmente religioso - racconta Michele - La mia frequenza ´esemplare´ ai corsi di catechismo
è rappresentata da lunghe partite a calcetto nel cortile della parrocchia. Ho accettato l´invito di mio padre per un viaggio in Terra
Santa, spinto dalla mia passione per i viaggi in generale e all´ opportunità di trascorrere qualche giorno senza l´assillo di mia madre
che tenta di risvegliare in me la voglia di studiare.
Da un po´ di tempo, mio padre si è appassionato al podismo, probabilmente per smentire quelli che, in gioventù, continuavano
a ripetergli che i pallanuotisti come lui, e i nuotatori in generale, non sanno correre. Le mie sedute di allenamento non sono state delle più severe: mi limitavo a qualche minuto di corsa in più durante i regolari allenamenti con i colleghi arbitri e altre puntatine
la sera in Corso Italia a Genova. Avevo ancora il ricordo della mia precedente esperienza a Lussemburgo alla quale ero arrivato senza preparazione specifica e con una grande agitazione dovuta alla paura di non farcela. Ricordo ancora che, all´inizio, avevo tentato di seguire il passo di mio padre e, dopo poco, lo avevo completamente perso di vista per ritrovarlo al traguardo dove, con un tono fra l´incredulo e il divertito, mi aveva accolto dicendomi che un quarantacinquenne non può ´far mangiare la polvere´ a un ventenne. Ero convinto che questa volta sarebbe stato anche peggio a causa del clima che immaginavo più caldo e umido. Con questo spirito sono arrivato a Gerusalemme sotto una pioggia battente mista a grandine,
sotto la quale avrei dovuto, mio malgrado, correre. Quasi un vvertimento che questo viaggio sarebbe stato qualcosa di più
di una vacanza inaspettata fuori stagione".
Giunto dall´altra parte del Mar Mediterraneo, infatti, davanti all´ arbitro genovese si sono mostrate le bellezze del territorio ed i luoghi che hanno sempre rappresentato qualcosa di speciale e che ancora oggi rivestono un significato particolare. "Senza cercarli, mi si sono presentati davanti i simboli delle maggiori religioni della storia: il Muro del Pianto, sotto il quale ho visto pregare persone di
religione ebraica con parole e gesti per me incomprensibili ma un´espressione assorta e disperata nel volto. Più avanti ho ascoltato
il canto del muezzin in prossimità di un minareto nella Città Vecchia. Con sorpresa ho sentito in quel canto la stessa intensità delle preghiere al Muro del Pianto. Infine il Santo Sepolcro, il Monte degli Ulivi e l´orto del Getsemani, la spiritualità che emanavano quei luoghi è stata per me sorprendente. Il fatto che essi rappresentino, per la mia cultura ed educazione, i luoghi della passione e morte di Cristo non mi faceva certo sentire diverso
dai giovani come me che avevo visto poco prima di fronte ad altri simboli, anzi mi avvicinava a loro come mai. E il dover correre
tutti insieme sotto quella pioggia gelata, ciascuno vicino a ciò che per lui rappresenta la divinità e la fede è stato veramente emozionante".
Un viaggio che non può certo lasciare indifferenti, ma che risveglia sentimenti e che lascia dentro di sè molti spunti su cui riflettere. Se poi a questo si aggiunge anche un´esperienza sportiva raggiunta con
impegno e sacrificio, portata inoltre a termine con indosso la divisa dell´Associazione Italiana Arbitri, allora può essere considerata
una vacanza perfetta. "Non so se il merito sia stato degli allenamenti più scrupolosi, o del clima rigido o della spiritualità di cui era permeato il percorso, ma la fatica si è fatta sentire molto meno del previsto, e in un´ora e un quarto sono riuscito a concludere la corsa mantenendo il ritmo di mio padre.
Sono tornato da quel viaggio con qualcosa di nuovo su cui riflettere - conclude Michele Bernardini - qualcosa che sicuramente ricorderò
più dell´acqua salata del Mar Morto sulla quale mi sono cullato ed i giovamenti allo spirito sono sicuramente superiori a quelli della mia pelle sulla quale ho spalmato i benèfici sali. E sono convinto che un arbitro con lo spirito purificato ed il fisico potenziato dagli allenamenti supplementari non possa che migliorare le sue restazioni".
Fonte: F. Marchi - tratto dalla rivista L´Arbitro
maratona di Gerusalemme. Non si è trattato del suo debutto sulla distanza, la sua prima maratonina l´ha infatti corsa qualche mese
fa nel Lussemburgo. Denominatore comune delle due gare è stata la presenza al suo fianco del padre, appassionato di podismo.
La competizione sportiva, però, è stata paradossalmente solo il contorno di un viaggio in un luogo suggestivo e ricco di significati
storici e religiosi. "Ho da poco compiuto ventidue anni e, nonostante la mia educazione cattolica, non sono particolarmente religioso - racconta Michele - La mia frequenza ´esemplare´ ai corsi di catechismo
è rappresentata da lunghe partite a calcetto nel cortile della parrocchia. Ho accettato l´invito di mio padre per un viaggio in Terra
Santa, spinto dalla mia passione per i viaggi in generale e all´ opportunità di trascorrere qualche giorno senza l´assillo di mia madre
che tenta di risvegliare in me la voglia di studiare.
Da un po´ di tempo, mio padre si è appassionato al podismo, probabilmente per smentire quelli che, in gioventù, continuavano
a ripetergli che i pallanuotisti come lui, e i nuotatori in generale, non sanno correre. Le mie sedute di allenamento non sono state delle più severe: mi limitavo a qualche minuto di corsa in più durante i regolari allenamenti con i colleghi arbitri e altre puntatine
la sera in Corso Italia a Genova. Avevo ancora il ricordo della mia precedente esperienza a Lussemburgo alla quale ero arrivato senza preparazione specifica e con una grande agitazione dovuta alla paura di non farcela. Ricordo ancora che, all´inizio, avevo tentato di seguire il passo di mio padre e, dopo poco, lo avevo completamente perso di vista per ritrovarlo al traguardo dove, con un tono fra l´incredulo e il divertito, mi aveva accolto dicendomi che un quarantacinquenne non può ´far mangiare la polvere´ a un ventenne. Ero convinto che questa volta sarebbe stato anche peggio a causa del clima che immaginavo più caldo e umido. Con questo spirito sono arrivato a Gerusalemme sotto una pioggia battente mista a grandine,
sotto la quale avrei dovuto, mio malgrado, correre. Quasi un vvertimento che questo viaggio sarebbe stato qualcosa di più
di una vacanza inaspettata fuori stagione".
Giunto dall´altra parte del Mar Mediterraneo, infatti, davanti all´ arbitro genovese si sono mostrate le bellezze del territorio ed i luoghi che hanno sempre rappresentato qualcosa di speciale e che ancora oggi rivestono un significato particolare. "Senza cercarli, mi si sono presentati davanti i simboli delle maggiori religioni della storia: il Muro del Pianto, sotto il quale ho visto pregare persone di
religione ebraica con parole e gesti per me incomprensibili ma un´espressione assorta e disperata nel volto. Più avanti ho ascoltato
il canto del muezzin in prossimità di un minareto nella Città Vecchia. Con sorpresa ho sentito in quel canto la stessa intensità delle preghiere al Muro del Pianto. Infine il Santo Sepolcro, il Monte degli Ulivi e l´orto del Getsemani, la spiritualità che emanavano quei luoghi è stata per me sorprendente. Il fatto che essi rappresentino, per la mia cultura ed educazione, i luoghi della passione e morte di Cristo non mi faceva certo sentire diverso
dai giovani come me che avevo visto poco prima di fronte ad altri simboli, anzi mi avvicinava a loro come mai. E il dover correre
tutti insieme sotto quella pioggia gelata, ciascuno vicino a ciò che per lui rappresenta la divinità e la fede è stato veramente emozionante".
Un viaggio che non può certo lasciare indifferenti, ma che risveglia sentimenti e che lascia dentro di sè molti spunti su cui riflettere. Se poi a questo si aggiunge anche un´esperienza sportiva raggiunta con
impegno e sacrificio, portata inoltre a termine con indosso la divisa dell´Associazione Italiana Arbitri, allora può essere considerata
una vacanza perfetta. "Non so se il merito sia stato degli allenamenti più scrupolosi, o del clima rigido o della spiritualità di cui era permeato il percorso, ma la fatica si è fatta sentire molto meno del previsto, e in un´ora e un quarto sono riuscito a concludere la corsa mantenendo il ritmo di mio padre.
Sono tornato da quel viaggio con qualcosa di nuovo su cui riflettere - conclude Michele Bernardini - qualcosa che sicuramente ricorderò
più dell´acqua salata del Mar Morto sulla quale mi sono cullato ed i giovamenti allo spirito sono sicuramente superiori a quelli della mia pelle sulla quale ho spalmato i benèfici sali. E sono convinto che un arbitro con lo spirito purificato ed il fisico potenziato dagli allenamenti supplementari non possa che migliorare le sue restazioni".
Fonte: F. Marchi - tratto dalla rivista L´Arbitro